«Nel bene o nel male, purché se ne parli». Una citazione più volta ripresa nel mondo della comunicazione tratta da “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde del 1890. Non staremo qui a esplorare la valenza effettiva del concetto, dal punto di vista comunicativo, ma possiamo sicuramente ringraziare il cantante #Fedez per aver sollevato, durante la seguitissima trasmissione televisiva #Chetempochefa, il velo dello stigma che ancora avvolge il tema della salute mentale (SM), parlandone apertamente e rivolgendo un appello diretto a Giorgia Meloni affinché non tagli i fondi al bonus psicologo. «La malattia – ha raccontato Fedez – mi ha fatto capire l’importanza del tempo e di quanto una ferita abbia bisogno del tempo per essere curata. Mi ha fatto capire anche l’importanza della SM» e poi “Nella nuova Finanziaria il bonus psicologi per l’emergenza salute mentale dei giovani da 25 milioni di euro verrà tagliato a 5 milioni: a Meloni e al governo chiedo di non farlo”.
Due sono i dati citati dal rapper: i 2 milioni di adolescenti italiani che soffrono di disturbi mentali e il fatto che proprio in questa fascia d’età il suicidio rappresenta la seconda causa di morte. A questo aggiungiamo ulteriori dati emersi durante #Milano4mentalhealth, importante iniziativa del Comune di Milano mune di Milano che ha permesso il confronto e il dibattito tra professionisti e stakeholders della SM. Oltre un adolescente su 7 – in una fascia d’età tra i 10 e i 19 anni – convivere con un disturbo mentale, il quale, nel 40% dei casi è rappresentato da ansia e da depressione, due patologie che richiedono molto più di un bonus o di un intervento spot.
Bene che si parli del tema dunque e grazie a chi l’ha posto al centro del dibattito, ma proprio il complessivo maggiore bisogno di salute mentale richiede di superare la logica degli interventi sporadici e dei bonus con uno sforzo per intraprendere un approccio sistemico, strutturale e strategico.
In Italia la spesa per la salute mentale è pari al 3% del fondo sanitario nazionale, mentre in Francia, per la stessa voce sono stanziati il 14,5%, in Germania 11,3%, in sostanza, possiamo considerare che per ogni cittadino italiano vengono spesi all’anno, dal sistema sanitario nazionale, circa 60€ a fronte dei 510€ di un francese, 499€ per uno tedesco e per uno britannico 344 £ e gli spagnoli 92€ .
C’è bisogno di ammodernare le strutture ricettive, aumentare i fondi per il personale sanitario specializzato e stabilire i LEA per la salute mentale, oltre a un piano straordinario di prevenzione su questi temi e sistemi più efficienti e accessibili per l’identificazione e gestione del disagio con la sua tempestiva e appropriata presa in carico.
Ciò impone un immediato sforzo per raccordare tutti i livelli istituzionali verso un deciso cambio di passo: uno “straordinario investimento ordinario” dalle dimensioni adeguate alla situazione epidemiologica, i confronti internazionali, le indicazioni normative e una valorizzazione della dimensione collettiva che comprenda le dimensioni e le istituzioni del sociale, della scuola, della famiglia e della società tutta. L’integrazione socio-sanitaria è, infatti, fondamentale soprattutto in questo ambito e bisogna che lo si riconosca a monte della catena decisionale, dando a tutti gli attori strumenti e risorse per mettere in campo azioni complementari ed efficaci a quelle del SSN.
Per fare tutto questo serve la volontà politica, ma non solo. È necessaria un’opinione pubblica che chieda conto del rispetto del proprio diritto alla salute. Perché non c’è salute senza salute mentale.
di Francesco Caroli
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